Pino Ninfa

Pino Ninfa, sviluppa progetti sul territorio nazionale e estero legati al reportage e allo spettacolo. L’interesse per la musica e per il sociale ha fondato il senso complessivo del suo lavoro fotografico.

 

In ambito musicale e in particolare nel jazz, da anni ha intrapreso una ricerca rivolta a considerare come elementi importanti e significativi i luoghi dei concerti e il loro rapporto col pubblico e non solo con i musicisti sul palco.

 

L’attenzione e lo studio rivolti alla salvaguardia dell’ambiente in cui viviamo e al suo recupero, con numerose missioni nelle foreste africane e in Amazzonia per testimoniare progetti di salvaguardia e di sviluppo delle popolazioni locali, sono parte integrante del suo lavoro.

 

Segue anche, in diverse parti del mondo, progetti per migliorare le condizioni di vita delle persone in difficoltà, con particolare attenzione per l’universo femminile molto spesso vittima di abusi e soprusi a ogni latitudine e in ogni condizione sociale.

 

In molti paesi, dal Sudafrica al Brasile, dal Congo all’Uruguay, sviluppa progetti di coinvolgimento e formazione giovanile attraverso la fotografia, dotando i giovani partecipanti del materiale fotografico, allo scopo di restituire una speranza e magari un sorriso e a chi vive in condizioni di estremo disagio.

Molte sono infatti le ONG con cui ha condiviso i suoi progetti, fra cui Emergengy, Amani, Cbm, Cesvi e Prosolidar.

È docente all’Accademia della Scala di Milano.

Da anni sviluppa performance con i musicisti con temi che vanno dalla Spiritualità alla Musica, passando per l’Archeologia per arrivare al Mediterraneo.

Ha esposto in diversi musei in Italia e all’estero.

Le sue ultime pubblicazioni:

“Breve sogno eritreo di Tekle Mandar” MFD Edizioni 2020.

“Entrada Proibida” – Cronache Amazzoniche” Pablo Edizioni 2023

Havana Noir- 89 Books Edizioni 2024

C’è un tempo che mi appartiene e uno che viaggia sul filo della memoria. Ci sono segni e sogni dentro una grande scatola che contiene la storia dell’umanità.

Tracce che sono appartenute a vite e destini che oggi richiamano la mia attenzione sul filo dell’orizzonte.

Sono voci di un coro, che canta inni alla bellezza, grida di disagio per un presente che potrebbe essere migliore.

Sono due ombrelloni e una sdraio chiusi, lasciati in perfetto ordine sulla spiaggia, per incontrare all’indomani un nuovo giorno, in attesa di ricominciare.

A me viandante di sentieri, bramoso in cerca di storie, non resta che raccoglierle per farle diventare visioni.