Intervista a Mario Cresci
Mario Cresci fotografo, artista, visual designer, ha sperimentato la fusione tra fotografia, disegno, pittura, performance video. Docente universitario, recente il suo libro a cura di Enrico de Pascale “La fotografia: vedere è rivedere”, Motta Editore, che raccoglie un’efficace selezione dei più importanti progetti dell’autore.
Cresci mi accoglie con un sorriso largo, due occhi intensi come il mare e la sua immancabile macchina fotografica. Decidiamo che risulta meno formale fare una bella chiacchierata senza limiti. Tiro fuori il moleskine con gli appunti e subito ha un guizzo, confidando che lo adopera anche lui negli stage. Iniziano le domande di rito, ma lentamente il tempo scorre tra divagazioni, punte di ricordi nel nostro sud, tuffi nel passato fatto di memorie fotografiche e persone che hanno segnato la sua vita. Così trascorriamo oltre un’ora e mezza a dialogare amabilmente io con gli occhi della poesia, lui della fotografia, in un’alchimia che sarà difficile riproporre qui, ma l’intento c’è tutto.
Cosa l’ha colpita del sud e di Corigliano?
Il Sud non è per me un’esperienza nuova, ho vissuto molti anni a Tricarico nel materano, grazie a una persona speciale, un vostro conterraneo Aldo Musacchio.
Lo ricordiamo Aldo Musacchio, di origini calabresi, uomo di studi e personalità della cultura, si è spento a 77 anni nel 2006, sociologo del territorio, ha collaborato per oltre trent’anni con il Formez. Dicevamo dei suoi ricordi qui…
I colori del Sud non si dimenticano, così come i luoghi, qui l’azzurro è forte, il paesaggio selvaggio, la cosa che certamente mi colpisce di più è la gente. Il rapporto umano che altrove non si avverte. Questa è una cosa che si dovrebbe esportare, questi sono i valori importanti che dovremmo far veicolare. Si avvertono subito l’ospitalità, l’accoglienza, la gioia.
Fa piacere sentire queste cose, bella l’idea di esportare questi valori.Talento, disciplina, creatività sono doti per essere un buon fotografo, manca altro?
Mi pare sia un ottimo mix, penso si possa aggiungere la comunicazione. Quello che si fa, si deve comunicare agli altri, altrimenti se rimane chiuso in un cassetto non ha senso.
Il senso profondo della fotografia è fermare l’istante? È la memoria?
Certo, la foto è anche memoria, è ricordo, non si può prescindere da questo, ma non è solo questo.
Qual è il suo rapporto con la luce, la luce disegna il paesaggio, delinea ombre. C’è un momento ideale che lei preferisce per fotografare?
Direi il tramonto, la luce accarezza i profili e tutto assume una dimensione particolare.
Il concetto di tempo per un fotografo, il suo “tempo” mentale necessario per sedimentare un’immagine in un luogo qual è?
Il tempo si dilata o si contiene a seconda di quello che dobbiamo fotografare. Certo il tempo diventa la mia dimensione dilatata, che può essere interminabile se non raggiungo quello che voglio.
Qualcuno ha affermato che essere fotografi è realizzare una visione poetica della realtà, anche per lei è così?
Si, certamente, lo scatto è anche poesia, è arte, diventa racconto visivo che si tramanda nel tempo con il suo patrimonio di storie, volti, luoghi, vissuti.
Borges afferma che tra i diversi strumenti dell’uomo, il più stupefacente è, senza dubbio, il libro. Gli altri sono estensioni del suo corpo. Il microscopio, il telescopio, sono estensioni della sua vista; il telefono è estensione della voce; poi ci sono l’aratro e la spada, estensioni del suo braccio. Ma il libro è un’estensione della memoria e dell’immaginazione. Le chiedo la macchina fotografica cos’è un’estensione dei sensi o uno strumento dell’istinto?
Forse entrambi, un’estensione dei sensi, della memoria, della creatività, un insieme di elementi che racchiusi diventano l’altro linguaggio qual è la fotografia.
Quale lavoro ha realizzato in questi giorni a Corigliano che potremo apprezzare al nostro Festival?
Mi sono dedicato agli alberi, agli ulivi meravigliosi. Ho giocato con le ombre, i tronchi maestosi, mi pareva di scorgere in ogni albero una persona, un volto. Davvero un lavoro affascinante, un’esperienza intensa.
Sogni, progetti, ambizioni?
Un sogno che mi piacerebbe vedere realizzato è una scuola permanente di fotografia.
Magari qui da noi, che ne dice?
Perché no! Sarebbe un bel segnale da parte della classe politica accettare la sfida e permettere ai giovani di avvicinarsi in modo serio, attraverso la didattica alla fotografia. Perchéè cultura.
Questa proposta a suo tempo fu avanzata dall’Assessore al turismo Gianzi, oggi presidente della nostra associazione fotografica. I propositi sono tanti, poi certo, serve il sostegno e la sensibilità da parte di chi è preposto, la nostra terra ha bisogno anche di questo per crescere.
Grazie, l’aspettiamo a luglio per il nostro Festival Corigliano Fotografia.
Anna Lauria