Chiara Leone – Il Corpo inatteso
Chiara G. Leone, nata a Basilea nel 1981 di origini calabresi cresce e si forma proprio in Calabria, terra di cui sente forte l’appartenenza. Si laurea in Conservazione dei Beni culturali ed ancora giovanissima viene eletta Vice Sindaco con delega alla cultura ed istruzione. Dopo qualche anno decide di trasferirsi a Roma abbandonando la politica per dedicarsi ai suoi studi. È proprio nella capitale che incontra per caso la fotografia. Da autodidatta comincia con il digitale, per poi passare nel 2015 alla pellicola. Le sue fotografie sono state esposte in diverse gallerie italiane e da poco ha ultimato la sua prima collettiva a Parigi e una personale in Germania.
Il corpo inatteso
All’esito di quella costante e antica conflittualità che ha voluto per la donna un ruolo sociale scomodo e talora appartato, la mia attenzione si è concentrata sul mondo femminile o forse sull’antico femminino. Sul modo di essere donne oggi, sul modo di stare e essere nel mondo. Donna intesa come presenza a volte indulgente, altre resistente ma che diventa carattere e approccio, quindi, al logos nella sua accezione di ambiente, paesaggio, realtà circostante. Un femminile che afferma e supera la visione binomiale di quella cultura che ci ha lungamente imposto la separazione tra corpo e anima, che ci ha spesso viste come semplice oggetto e strumento sessuale. Il corpo diventa, nella mia ricerca, il ponte, la direzione e il mezzo verso l’anima, strumento sperimentale della prima fase percettiva delle emozioni: imbarazzo, dolore, amore. È il corpo che ci conduce all’anima, oggettivando prima la nostra presenza nel mondo.
Ecco perché il colore diventa strumento indispensabile: sono io! Sono qui. In ogni donna ci sono. Così l’uso della pellicola e l’economia che ne scaturisce. L’economia non è solo un concetto capitale. L’economia è la consapevolezza che la legge di questo mondo consiste nella sua finitezza.
È nel limite che bisogna scegliere dove poggiare il pensiero e poi lo sguardo, tra alternative possibili.
Francesca Marica sulla mia ricerca fotografica ha scritto:
“Chiara G. Leone racconta il mondo femminile, quello di cui è parte e che conosce meglio. Recupera un femminile antico, un femminile sacro in cui anima e corpo si fondono diventando chiave di lettura della storia, quella
individuale e quella collettiva. Le sue creature sono angeli custodi di piccole e silenziose esistenze. Sono
proiezioni e pulsioni di una frattura originaria, forse mai interamente ricomposta. La sua visione è libera perché non appiattita su un canone e spalancata all’incontro con l’imprevedibile e con l’invisibile. Anche quando non
abbraccia la chiarezza della visione, la sua potenza espressiva è dirompente: i colori accesi dei suoi scatti scardinano il bianco e il nero di una distanza, diventano messaggio da decifrare, sono rivendicazione di un’identità e di un’appartenenza. Tutta la produzione fotografica di Chiara dialoga con il mito e con la fiaba e ci conduce verso un desiderio di esperienza. In questa sua intuizione si ritrova il senso fondante del nostro moderno vagabondare che oscilla tra l’immaginato e l’immaginario.
Chiara sa che esiste un tempo per la perdita e un tempo per il ritorno, Demetra e Core ce lo hanno insegnato e lei ha coraggiosamente deciso di raccoglierne il testimone”.