MOSTRA face for peace. sfacciati contro la guerra
Concezione e direzione
Simone Massafra, Alessandra Attianese, Nicolò Cangini, Antonio Costantini, Silvia Mercalli, con la classe 5c – ITSOS Albe Steiner. Fotografie di Leonardo Cesco e Toby Carlo Vignati.
Quando guardiamo il viso di una persona cara riconosciamo immediatamente ciò che le passa per la testa e ciò che ha nel cuore. In ogni ruga, in ogni sorriso sfogliamo la storia di quella persona: le gioie più banali, le occasioni perse, le angosce segrete…
È stato detto che quanto più da vicino si guarda una parola, da tanto più lontano essa ricambia lo sguardo; come se in ogni parola si nascondesse una faccia nota, un volto amico.
In questi tempi mortalmente seri, abbiamo deciso di fare un esperimento: abbiamo preso la parola “Pace” e l’abbiamo scrutata da ogni lato per scoprirne la faccia. L’esperimento è fallito. Non ci è apparso alcun viso. Anzi, sotto il nostro occhio indagatore la parola stessa ha cominciato a disgregarsi.
Abbiamo perso il senso della parola “Pace”. Ma non ci siamo arresi. Naufragati su uno scoglio, cerchiamo di costruire un nuovo senso con ciò che resta. Tra i relitti recuperiamo la “P” iniziale, riconosciamo una emoticon, ci sforziamo di renderla un simbolo di resistenza irriverente e sfacciata. Anche se il mare della storia cancella il volto della pace come fosse un disegno sulla sabbia, noi le prestiamo le nostre facce, il nostro entusiasmo, il nostro audace e sfrontato NO contro ogni guerra.
Face for Peace. Sfacciati contro la guerra e vuole essere una rivendicazione di impertinenza.
Nelle foto sono ritratte una serie di linguacce. Da un lato, facciamo boccacce per imitare quel che rimane del volto della “Pace” dopo la sua disgregazione. Inafferrabile come una bimba dispettosa, essa tira fuori la lingua: ridiamo con lei e le mostriamo la lingua a nostra volta. Dall’altro lato, la linguaccia ci pare la risposta più pertinente da dare alla guerra. O meglio, la più impertinente: la meno assimilabile alle logiche della sopraffazione e della violenza.
Sappiamo bene la gravità e la serietà dell’attuale momento storico, ma prendiamo parte per le astuzie dell’impertinenza, “per dimostrare che anche mezzi insufficienti, persino puerili, possono procurare la salvezza”. Se sono le grandi potenze e gli uomini a fare la guerra, fare la pace è soprattutto una cosa da bambini. In passato, qualcuno ha persino scritto che la maturità dell’uomo consiste nel ritrovare la serietà che da fanciulli si mette nel gioco. Le nostre linguacce, con un balzo al di là della seriosa maturità, vogliono essere un ponte verso l’infanzia perduta; un richiamo all’eterna giovinezza della pace.
L’ITSOS Albe Steiner rappresenta una realtà unica nel panorama nazionale degli istituti tecnici grazie ad un progetto di sperimentazione che l’accompagna degli anni 70. E’ più che una scuola: è un polo creativo, un nuovo modo di concepire lo studio. Il progetto Face for Peace è uno dei molteplici modi con cui questa comunità scolastica ha raccolto l’invito alla riflessione sulla pace del Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi.