Fausto Giaccone

Fausto Giaccone, nato in Toscana nel 1943, si è formato a Palermo.

Qui ha iniziato gli studi di architettura, proseguiti a Roma, dove si trasferisce nel 1965.

Già appassionato di fotografia, coinvolto nel clima culturale e politico di quegli anni, nel 1968 decide che il suo destino sarà da fotografo.

Da allora ha vissuto sempre come fotogiornalista free lance, collaborando con molte testate italiane e straniere.  Ha viaggiato in tutti i continenti per la produzione di reportage a carattere socio-politico e culturale.

Ha pubblicato alcuni libri: “’68 altrove” (Comune di Noceto, 2008), a quarant’anni dal 1968.

Una storia portoghese” (Randazzo focus, 1987), creato in due tempi: nel 1975, durante la fase più calda della rivoluzione portoghese, e tornando undici anni dopo, rincontrando i luoghi e le persone di allora. “Macondo, il mondo di Gabriel Garcia Marquez” (Postcart, 2013), a coronamento di numerosi reportage fatti nel Paese. “Volti di Cavallino Treporti” (Edifir, 2013), per una committenza pubblica su un tratto della laguna veneta. “Gino De Dominicis, Lo Zodiaco” (Nero edizioni, 2018), sulla famosa mostra performativa dell’artista nel 1970 nella galleria L’attico di Roma.

Fausto Giaccone è arrivato in Portogallo nella cosiddetta “Estate Calda” del 1975. Ha fotografato le strade e le piazze, le città e le campagne, i cortei degli operai in sciopero nei cantieri navali della Lisnave e i cortei dei camion dei braccianti che occupavano le case e le terre nei dintorni della cittadina ribatejana di Couço.

Ha fotografato l’urlo e il furore del Processo Rivoluzionario in corso.

Nelle sue foto, si vedono momenti di tensione, pugni alzati e manifestazioni, soldati armati di bandiere e pistole.

Ma quando si guardano queste immagini più volte, quello che maggiormente colpisce sono i sorrisi delle persone fotografate da Fausto Giaccone. Sono sorrisi che provocano in noi emozione, nel senso che ci mettono in movimento, gli uni verso gli altri. Sebbene corrispondano solo a una frazione di secondo, questi sorrisi si rivelano eterni.

Nel saggio “Una nota sulla fotografia”, che apre il libro “Natura morta con custodia di sax. Storie di jazz”, Geoff Dyer suggerisce che le fotografie possono essere sensibili al suono come alla luce. Le migliori fotografie, scrive il saggista britannico, sembrano espandersi al di là del momento immortalato, permettendoci di sentire quello che è stato appena detto, quello che sta per essere detto…

Pedro Sobrado, maggio 2024