Mario Cresci
Mario Cresci
Chiavari (Ge) 1942
Dalla fine degli anni Sessanta ha sviluppato un complesso corpo di lavoro che varia dal disegno, alla fotografia, all’installazione. Il suo lavoro si è sempre rivolto ad una continua investigazione sulla natura del linguaggio visivo usando il mezzo fotografico come un dispositivo tecnologico non esaustivo che esplora il reale per ricrearne altri non veritieri.
Autore, tra i primi in Italia della sua generazione, di un’opera eclettica all’interno della ricerca fotografica in cui le analisi della percezione visiva e della forma del pensiero artistico e fenomenico acquisite al Corso superiore di Industrial Design di Venezia, si confrontano negli anni Settanta con l’esperienza diretta del lavoro sul campo in ambito etnico e antropologico delle regioni del Mezzogiorno italiano.
Dalla fine degli anni Settanta si dedica anche all’insegnamento come attività di esperienza creativa condivisa con gli altri e intesa come parte integrante del suo lavoro d’autore nella convinzione che l’opera d’arte può consistere in un dispositivo formale che genera relazioni tra le persone o nascere da un processo sociale.
Nel 2007 le Edizioni Motta cultura Il Sole 24 Ore hanno pubblicato, a cura di Enrico De Pascale il primo volume di un complesso monografico del suo lavoro nella collana I Tools.
Dal 1989 al 2005 ha scritto per l’inserto domenicale del quotidiano “Il Sole 24 Ore”.
Dal 2004 è docente di Teoria e metodo della Fotografia al biennio di specializzazione in Fotografia all’Accademia di Brera di Milano.
Principali pubblicazioni
– Matera, immagini e documenti – Ed. Meta, Matera 1975
– Misurazioni, fotografia e territorio – Ed. Meta, Matera 1979
– L’archivio della memoria, fotografia nell’area meridionale – Arci, Torino 1980
– Martina Franca immaginaria (Premio Scanno per il libro fotografico) – Mazzotta Editore, Milano 1981
– La terra inquieta – Laterza, Bari 1981
– Basilicata, Immagini di un paesaggio imprevisto – Laterza, Bari 1983
– I grandi fotografi – Gruppo Editoriale Fabbri, Milano 1983
– Lezioni di fotografia con L. Mazzacane – Laterza, Bari 1983
– Uno sguardo tra gli altri – La Cometa, Roma 1984
– Attraverso l’Italia: Basilicata, Marche, Sicilia – Edizioni TCl, Milano 1987
– Nel labirinto del tempo – La Bautta, Matera 1988
– Racconti di grafica – Edizioni NIS, Nuova Italia, Firenze, Roma 1989
– Albe Steiner, ricerca e progetto – Laterza, Bari 1990
– Matera, luoghi d’affezione – Milano 1992
– Spostamenti minimi – “Colpo di fulmine”, Verona 1995
– L’Officina dei segni – “La Bautta”, Matera 2002
– Mario Cresci, Le case della Fotografia – Gam Torino, 2004
– Mario Cresci, “d’Après di d’Après” – Fotografia Italiana, Milano 2006
– Mario Cresci, monografia – a cura di Enrico De Pascale Federico Motta Editore, Milano 2007
Oleum
Corigliano Calabro 2008
Dal taccuino di appunti di Corigliano.
Nel mio lavoro svolto a Corigliano Calabro ho conosciuto alcuni amici, persone genuine generose, ospitali, appassionate all’arte e alla fotografia, persone che vivono con passione il loro tempo e che hanno a cuore la loro città e il loro territorio. Un piccolo gruppo di fotografi che mi ha regalato alcuni giorni di felicità per riflettere sul senso della mia presenza in una realtà urbana e sociale non semplice da comprendere fuori dagli schemi oleografici e dai pregiudizi che condizionano da troppo tempo questa terra.
Avendo avuto la fortuna di vivere per più di venti anni in Basilicata, il mio rapporto naturale con il Mezzogiorno l’ho ritrovato in Calabria, a Corigliano, grazie a queste persone e di conseguenza ho ritrovato la felicità del pensiero e dello sguardo nell’avvicinarmi a una realtà forte come quella dell’olio d’oliva, soggetto che mi era stato proposto da Gaetano Gianzi per il Festival della Fotografia.
Ho inteso l’olio come Oleum, una metafora moderna dell’Agorà greca perché intorno a questa materia vitale si è spalmata la storia dell’uomo e con essa ho pensato che le mie fotografie non erano altro che dei “prelievi d’affezione” di una cultura antica impossibile da dimenticare per chiunque perché senza di essa non si potrebbe comprendere il presente.
In questo senso per me la fotografia è un atto del vedere ma è ancor più un atto del sentire, entrambi dovuti alla nostra capacità di comprensione, di tolleranza e di apertura verso le persone che si relazionano con noi e con noi collaborano alla formazione delle idee che costituiscono la struttura portante delle nostre immagini. Non è “buonismo” il mio, è semplicemente un tentativo per togliere dalla nostra vita la ruggine del tempo, la mancanza di partecipazione ai problemi degli altri, lo strapotere politico ed economico che soffoca il respiro e tanti altri aspetti che spesso lasciamo passare davanti a noi con indifferenza. Oleum è anche il nome che ho dato a una straordinaria pianta d’olivo che ho cercato di accarezzare con le mani come se fosse realmente una persona. Una sera a Corigliano, prima di ripartire per il Nord, ho pensato che oltre agli amici forse dovevo ringraziare anche le piante d’olivo che avevo fotografato come fossero persone.
Sito Web: www.mariocresci.com
2 commenti
Pingback:
Pingback: