Percorsi del Sud
La stagione dell’immagine globale è già in chiusura: all’idea di un’identità genericamente sovrapponibile e coincidente, da un punto all’altro del mondo si sta sostituendo un’incessante richiesta di identità riconoscibile e di una caratterizzazione della struttura sociale e paesaggistica che garantisca una crescita mirata.
Alcune piante sviluppano radici più estese di quanto non si possa osservare dall’esterno, solo scavando e tralasciando la superficie è possibile scoprire la forza di un’esistenza così consolidata nello spazio: così, lentamente e complicatamente l’identità del Sud si lascia ritrarre solo da chi riesce a guardarla in profondità e a trasferirla in un immagine che possa riportare in esterno la ricchezza della sua ragion d’essere elemento portante, forza e vita dell’esterno, fonte di nutrimento per la stessa struttura che superficialmente, semplicemente appare. La scelta di tre autori già ampiamente consapevoli delle proprie potenzialità espressive e già affermati nel panorama internazionale della fotografia di ricerca è un omaggio alla struttura e allo sviluppo di un modus operandi che li accomuna.
Mario Cresci, a cui è stato affidato l’incarico di produrre una lettura fotografica del territorio, ha realizzato un’opera densa di riferimenti al passato, una recerche che si snoda lungo un percorso di profumi e di odori dal titolo seducente, Oleum, a cui approda con l’esperienza di in grande maestro della creazione artistica che ha scelto la fotografia per evidenziare una mappa delle pulsioni e dei ricordi radicata nella vita e nella quotidianità della Corigliano attuale.Un’opera generosa che lo conferma nel suo ruolo di protagonista della storia contemporanea delle immagini.
La ricerca di un’ altro modo di vedere il mondo rende possibile la trasposizione che Carmelo Bongiorno ha realizzato intorno ad un punto centrale della struttura visiva, la possibilità di cercare e di raccogliere Altri Orizzonti è in se metafora di apertura e approfondimento, superamento di limiti e confini noti. Le immagini impegnano l’osservatore e permangono nella sua nuova, incontaminata memoria visiva spazzando via i residui di visioni precedenti di soggetti analoghi.
La trilogia si completa con l’opera di Carmelo Nicosia, autore di Ali 2008, una ricerca in cui il paesaggio si trasforma in funzione di un punto di vista variabile, un omaggio alla prospettiva a volo d’uccello in cui la visione è assimilata dalla percezione dello spazio, unici protagonisti gli elementi del volo e la loro parziale presenza in una fotografia quasi onirica, di forte impatto ideologico per la composizione minimale, una diversa ed audace lettura alla rovescia della percezione dell’uomo e delle sue dinamiche di visione stereotipate.
Se ci si lascia trasportare dalla visione allora il mezzo fotografico può esprimere il forte potenziale che lo presiede, la narrazione di storie che si materializzano in un supporto, e che ci coinvolgono in infiniti racconti, come accade nella proposta di una fotografa di grande sensibilità, Elena Givone, autrice di Paradiso Perduto un reportage avente per tema gli incendi boschivi nei dintorni di Corigliano, a cui va riconosciuto oltre all’impegno per la denuncia ambientale, la capacità di restituire il dramma dell’evento nelle atmosfere cariche di phatos.
Al femminile anche la produzione fotografica di Martine Voyeux che affronta, con un complesso ragionamento per immagini, diversi aspetti del meridione seguendo direttive geografiche che si incrociano nella morfologia dei volti, nei corpi in movimento, e nella ricerca di aspetti mitologici insiti nei luoghi e riscontrabili nelle iconografie, eterne custodi dell’identità millenaria.
Marina Misiti si propone in veste di narratrice di viaggi in cui ha raccolto la precarietà di architetture provenienti da imprecisati assemblaggi di materiali poveri, paradossalmente carichi di dignità e di senso estetico, fotografati con la disinvolta ironia di una cartolina.
Il dramma della povertà esplode in una mostra struggente As I Was Dying, di Paolo Pellegrin, forte e drammatica come l’autore usa realizzare con il suo linguaggio, immagini compatte e dirette che non lasciano spazio ad alcun tipo di equivoco ma innescano profonde riflessioni sulla condizione dell’esistenza in un meridione a qualunque latitudine.
Alla sopravvivenza e alla povertà estrema è dedicata la ricerca di Flavio Oliveira, Prisioneiras De Lixo, per poter constatare come la fotografia sia comprensibilmente il mezzo di denuncia più consono alla presa di coscienza, alla riflessione, alla sensibilizzazione verso una realtà spesso scabrosa e inaccettabile.
Emiliano Mancuso è l’autore premiato dalla FNAC che riporta con Terre di Sud il tema di un possibile interrogativo sulla questione meridionale in un epoca estermamente tecnologica e globalizzata qual’è la nostra, per di più in Italia,dove i contrasti tra sviluppo e sottosviluppo marcano definitivamente la crescita o l’involuzione sociale dell’intero mezzogiorno.
Mediterraneennens con la cura di Claude Nori, è una raccolta di omaggi verso la mediterraneità , una visione d’insieme il cui valore è dato dalla diversità dei singoli autori,venticinque possibili declinazioni di un unico verbo. Il festival è fatto anche e soprattutto dagli incontri, stage e dibattiti, con gli autori e con i critici e il programma di questa edizione offre una presenza ampia e varia di interlocutori e la lettura dei portfolio.
Amatoriali, ma con sentimento da veri artisti i partecipanti alla ventitreesima mostra fotografica itinerante dei circoli FIAF calabresi espongono le loro opere e ad arricchire il repertorio sul tema delle Feste e Tradizioni nel Mezzogiorno provvedono due autori Angelo Maggio e Francesco Paolo Lavriani, per ricordarci che il fascino del sud è proprio in questa contraddizione continua, che ci porta dalla sopravvivenza alla gioia, dalla morte alla danza, e alla vita ancora per poi ricominciare e ancora essere.
Antonella Pierno
Docente di Fotografia
Accademia delle Belle Arti Brera di Milano